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 [Evans-Wentz] D. Si possono avere diversi maestri spirituali?
R. Chi è il maestro? Non è altro che il Sé, in definitiva. A seconda del grado di evoluzione spirituale, il Sé si manifesta talvolta sotto forma di maestro fisico, in carne ed ossa. Il famoso santo Avadhûta dei tempi antichi avrebbe avuto più di ventiquattro maestri. Il maestro è colui che vi insegna qualcosa. Il guru può anche essere un oggetto inanimato, come nel caso di Avadhûta. Dio, il guru, il Sé, sono identici. Un uomo, avendo delle inclinazioni spirituali, pensa che Dio è onnipresente e prende Dio come suo guru. Più tardi, Dio lo mette in contatto con un guru vivente e l’uomo lo considera come il Tutto-in tutto. Più tardi ancora la stessa persona, per grazia del suo Maestro, è portato alla scoperta che il suo proprio Sé è la realtà suprema, e nient’altro. È allora che scopre che è il Sé  il suo vero maestro.

Prima Parte
(Questo brano è stato pubblicato in Quaderno Advaita & Vedanta, nei mumeri 36, 37, 38, 39, 40, 41; scaricabili nella sezione download) 

[Evans-Wentz] D. Si possono avere diversi maestri spirituali?
R. Chi è il maestro? Non è altro che il Sé, in definitiva. A seconda del grado di evoluzione spirituale, il Sé si manifesta talvolta sotto forma di maestro fisico, in carne ed ossa. Il famoso santo Avadhûta dei tempi antichi avrebbe avuto più di ventiquattro maestri. Il maestro è colui che vi insegna qualcosa. Il guru può anche essere un oggetto inanimato, come nel caso di Avadhûta. Dio, il guru, il Sé, sono identici. Un uomo, avendo delle inclinazioni spirituali, pensa che Dio è onnipresente e prende Dio come suo guru. Più tardi, Dio lo mette in contatto con un guru vivente e l’uomo lo considera come il Tutto-in tutto. Più tardi ancora la stessa persona, per grazia del suo Maestro, è portato alla scoperta che il suo proprio Sé è la realtà suprema, e nient’altro. È allora che scopre che è il Sé  il suo vero maestro.
D. Shrî Bhagavân inizia i suoi discepoli?
Il Maharshi non risponde, ma uno dei suoi seguaci prende la parola: “Il Maharshi non vede alcuna persona al di fuori del suo Sé. Per lui, non ci sono quindi discepoli. La sua grazia è onnipotente, ed è con il suo silenzio che egli la comunica a chiunque la meriti.”[20.25]
D. Ci sono al mondo molti guru. Ne esistono di diverse categorie?
R. Che cosa può contare se non si rassomigliano esteriormente? Non c’è alcuna differenza nella loro saggezza.
D. Se siete collegato a un guru è leale rispettarne altri?
R. Il guru è unico. Non è fisico. Finché si è deboli si ha bisogno di essere aiutati dalla forza.
D. J.Krishnamurti sostiene “che nessun guru è necessario”.
R. Come fa a saperlo? Si ha il diritto di dirlo quando si è già realizzati, ma non prima. [35.50-51]
D. Come posso realizzare il Sé?
R. Ognuno, in ogni momento della sua esistenza, fa l’esperienza del Sé.
D. Ma il Sé non è realizzato come si vorrebbe.
R. È esatto. L’esperienza ordinaria è viparita, differente dalla Realtà. Ciò che non è, è confuso con ciò che è.
D. Ma come scoprire l’Atman?
R. Non c’è da cercare l’Atman. L’investigazione può portare solo sul non-Sé. La sola eliminazione possibile è quella del non-Sé; il Sé, essendo evidente di per sé stesso, brilla di per sé stesso. Si danno al Sé diversi nomi: Atman, Dio, kundalini, mantra, ecc. Attaccatevi ad uno qualunque di questi e il Sé vi apparirà. Dio non è altro che il Sé. La kundalini si presenta ora sotto forma del mentale. Se si risale alla sorgente del mentale si constata che è la kundalini. Il mantra-japa conduce all’eliminazione degli altri pensieri e alla concentrazione sul mantra. Infine questo si fonde nel Sé e risplende in quanto tale.
D. Per quanto tempo occorre far ricorso a un guru per ottenere la Realizzazione del Sé?
R. Il guru è necessario per tutto il tempo in cui c’è laghu (leggerezza) [gioco di parole su “guru” che vuol dire anche “pesantezza”] Quando Dio diventa oggetto d’adorazione Egli concede uno stato di stabilità devozionale che conduce al dono di sé. Quando l’adoratore si abbandona completamente, Dio gli prova la sua misericordia manifestandosi sotto forma di guru. Il guru, cioè Dio, guida l’uomo pio dicendogli che Dio è in lui e che Egli è il Sé. Ciò provoca l’introversione mentale e finalmente la realizzazione. Lo sforzo è una condizione sine qua non per pervenire alla realizzazione. A questo stadio il Sè deve diventare evidente in modo spontaneo. Altrimenti la felicità non sarà completa. È dunque fino a quando questo stato di spontaneità non sarà realizzato che, in un modo o nell’altro, dovrete produrre degli sforzi.
D. Ma la nostra attività quotidiana non è compatibile con questi sforzi.
R. Perché pensate che voi siete attivo? Prendete l’esempio concreto del vostro arrivo qui. Avete lasciato la vostra casa, in auto; avete preso il treno, siete sceso alla stazione, siete risalito in auto e siete arrivato all’Ashram. Quando vi si chiede cosa avete fatto dite di essere stato voi a percorrere tutta la strada dalla vostra città fino a qui. Non è così? In realtà voi non vi siete mai mosso; sono differenti mezzi di locomozione che vi hanno trasportato lungo il vostro cammino. Così come confondete questi movimenti con i vostri, allo stesso modo succede per le vostre attività, che non vi appartengono. Non sono le vostre. Sono attività di Dio.
D. Un simile ragionamento mi porterà verso il vuoto mentale e il mio lavoro ne patirà.
R. Tuffatevi innanzitutto in questo vuoto mentale e me ne parlerete in seguito.
D. Si sostiene che le visite rese ai saggi favoriscano la realizzazione del Sé.
R. Sì. È esatto.
D. Questa mia visita di oggi a voi, produrrà questa realizzazione?
R. [dopo un momento di silenzio] Che cosa deve essere prodotto? A vantaggio di chi? Riflettete, cercate. A chi viene questo dubbio? Se arriverete a trovare la sorgente il dubbio scomparirà. [71.80-82]
D. Avete coscienza di ciò che avviene alla vostra presenza?
R. Tutto ciò che avviene davanti a me, così come le domande poste, sono soltanto fabbricazioni del mentale. [156.141]
D. Una persona malata e che è costretta a letto nell’ashram fa sapere a Shrî Bhagavân che è infelice di stare così vicino a lui ma non in grado di vederlo.
R. Questo modo di pensare gli permette di restare sempre in contatto con la Presenza. Questo è meglio che essere in mia presenza e pensare ad altro.
D. Il contatto con certi santi può essere pericoloso?
R. Un inno tamil dice questo: “Conserva il contatto con il tuo guru fino allo stadio di videha-mukti (la liberazione disincarnata)”.E ancora: “O Maestro beneamato che sei sempre stato in me durante tutte le mie vite anteriori e che ti sei manifestato in forma umana col solo scopo di parlare il linguaggio che comprendo e di guidarmi”.Dove si trova dunque il Satpurusha (lo Spirito eterno e immobile del Sé)? Egli è in ognuno di noi. [404.395]
R. [Congedo ad un’Europea che parte: ] Voi non andate da nessuna parte fuori dalla Presenza eterna, come vi piace immaginarla. La Presenza è dappertutto. Il corpo si sposta ma non lascia mai l’unica Presenza. Nessuno può essere fuori dalla vista della Presenza suprema. Poiché identificate Shrî Bhagavân in un involucro corporale e voi stessa in un altro, individuate due entità separate e dite di andarvene da qui. Qualunque sia il luogo dove vi trovate voi non potete lasciarmi. Illustro questo mediante l’esempio seguente: Le immagini scorrono sullo schermo di un cinema, ma lo schermo si muove? No. La Presenza eterna è lo schermo; voi, io e gli altri siamo le immagini. Gli individui possono muoversi, ma giammai il Sé. [414.401-02]
D. La via tantrica conduce alla realizzazione del Sé?
R. Sì.
D. Quale tantra è il migliore?
R. Tutto dipende dal temperamento.
D. Quale ruolo svolge la kundalinî nel produrre la realizzazione del Sé?
R. La kundalinî si innalza da qualsiasi livello mentale (lakshya). Kundalinî è lo slancio vitale (prâna-shakti).
D. Si insegna che differenti divinità risiedono nei differenti chakra. Si arriva a vederle nel corso della sâdhana?
R. Potete verificarlo, se lo desiderate.
D. La via della realizzazione del Sé passa attraverso il samâdhi?
R. Sono termini sinonimici.
D. Si afferma che il guru può arrivare a far realizzare il Sé al suo discepolo trasmettendogli una parte del suo potere. È esatto?
R. Sì. Il guru non crea il Sé del discepolo. Egli supera semplicemente gli ostacoli che lo separano da esso. Il Sé è realizzato da sempre.
D. L’intervento di un guru è assolutamente indispensabile alla realizzazione del Sé?
R. Per tutto il tempo che cercherete la realizzazione un guru vi sarà necessario. Il vero guru è il Sé. Considerate il guru come il Sé reale, e voi stesso come il Sé individuale. La scomparsa di questo sentimento di dualità porta alla soppressione dell’ignoranza. Ma fino a quando la dualità “io/non-io” sussisterà in voi, un guru sarà necessario. È perché vi identificate col vostro corpo che credete che il guru sia, anch’esso, un altro corpo. Voi non siete il vostro corpo, non più di quanto il guru non sia un altro corpo. Voi siete il Sé, come il guru. Questa conoscenza vi viene impartita da quello che denominate la Realizzazione del Sé.
D. Qual è il criterio che permette di stabilire se un individuo possiede le qualità indispensabili di un guru?
R. È allo stesso tempo la corrente di pace che emana dalla sua persona e il sentimento di rispetto che egli ispira.
D. Ma se il guru si rivela incompetente, quale sarà il destino del discepolo che ha riposto tutta la sua fiducia in lui?
R. Ognuno raccoglie ciò che merita.
D. Qual è la vostra opinione sulle riforme sociali?
R. La riforma del Sé porta automaticamente alla riforma sociale. Accontentatevi della vostra propria riforma e la riforma sociale scaturirà da sola.
D. Qual è la vostra opinione riguardo al movimento Harijan creato da Gandhi?
R. Chiedetelo a lui.
D. È necessario fare un bagno dopo aver toccato un cadavere?
R. Il corpo in se stesso è già cadavere. Finché resterete in contatto con lui, dovete bagnarvi nelle acque sacre (del Sé).
D. Se la non-dualità (advaïta) è definitiva, perché Madhavâchârya ha insegnato la dualità (dvaïta)?
R. Il vostro Sé è forse dvaïta o advaïta? Tutti i sistemi spirituali sono d’accordo nel raccomandare l’emancipazione del Sé. Emancipatevi, dunque, e una volta ottenuto questo risultato vi sarà agevole giudicare se questa o quella scuola è veridica o no.
D. Perché non fate più prediche o conferenze per rimettere le persone sulla buona strada?
R. Avete deciso da solo che io non predico. Sapete dunque chi sono e cosa significa predicare? [246.224-25]
R. Gli Shâstra dicono che bisogna servire il proprio guru per dodici anni se si vuol ottenere la realizzazione. Che cosa fa il guru in realtà? Trasmette forse la realizzazione al discepolo come se fosse un oggetto? Forse che il Sé non è sempre realizzato? Qual è dunque il significato di questa credenza popolare? L’uomo è sempre il Sé e tuttavia lo ignora. Egli lo confonde con il non-Sé, ovvero la vita delle apparenze psichiche. Questa confusione è provocata dall’ignoranza. Una volta soppressa quest’ultima la confusione cesserà e la vera conoscenza prevarrà. È restando in contatto con dei saggi realizzati che l’uomo si sbarazza gradualmente della sua ignoranza, fino alla sua scomparsa definitiva. È allora che il Sé eterno si rivela in lui.È questo il senso della storia leggendaria del saggio Ashtâvakra e del re Janaka. Gli aneddoti in proposito differiscono un po’, a seconda dei libri. Poco importa, ciò che conta è la morale della storia, o tatva. Il discepolo si sottomette al maestro. Questa sottomissione, se è totale, implica che il discepolo si è distaccato da ogni traccia di individualità, e che da allora non ha più nessuna ragione di soffrire. L’eternità dell’ipseità suprema gli viene rivelata in quanto felicità. La maggior parte delle persone non comprendono neppure queste nozioni elementari; immaginano che il guru insegna al discepolo una frase misteriosa, come “Tattvamasi” e che il discepolo realizza “Io sono Brahman”. Nella loro ignoranza credono che Brahman sia qualcosa di enorme, di una potenza senza limiti. L’uomo ordinario, munito del suo piccolo ego, è già tronfio e fuori di sé. Che cosa avverrà di lui quando il suo ego assumerà proporzioni gigantesche? La sua stupidità e la sua ignoranza raggiungeranno le stesse dimensioni! Il falso ego deve perire. La sua annichilazione è il frutto del guruseva. La realizzazione è eterna e non viene creata improvvisamente dal guru. Il suo ruolo consiste semplicemente nello spazzar via l’ignoranza. [311.301-2]

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        Traduzione da Talks (Ed. francese) a cura di Bua

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