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[Ramachandra Iyer] D. Che cosa sono il mentale, la sua concentrazione e il suo controllo?
R. Il mentale non è che il risultato dell’identificazione del Sé al corpo. Questa identificazione provoca la nascita di un falso ego. Questo, a sua volta, produce dei falsi fenomeni e sembra muoversi in mezzo ad essi. Tutto ciò è falso. Il Sé è la sola Realtà. Se questa falsa identificazione viene distrutta l’esistenza permanente della Realtà diventa evidente. Ciò non vuol dire che la Realtà non sia già qui, e da adesso.

Ramachandra Iyer] D. Che cosa sono il mentale, la sua concentrazione e il suo controllo?
R. Il mentale non è che il risultato dell’identificazione del Sé al corpo. Questa identificazione provoca la nascita di un falso ego. Questo, a sua volta, produce dei falsi fenomeni e sembra muoversi in mezzo ad essi. Tutto ciò è falso. Il Sé è la sola Realtà. Se questa falsa identificazione viene distrutta l’esistenza permanente della Realtà diventa evidente. Ciò non vuol dire che la Realtà non sia già qui, e da adesso. Essa è sempre presente ed eternamente la stessa. Esiste nell’esperienza di ognuno di noi. Ognuno sa in effetti che egli esiste. “Chi è egli?” E per ognuno di noi “Chi sono io?” Il falso ego si associa a degli oggetti, mentre è l’ego il suo proprio oggetto. È l’oggettivazione che è un errore. Solo il soggetto è reale. Non vi confondete con l’oggetto, vale a dire con il corpo.
Questa confusione all’inizio fa nascere il vostro falso ego, poi il mondo esteriore e il vostro agitarvi in questo mondo, con il suo corteggio di sofferenza.
Non mettetevi a pensare che siete questo, quello, o altro; e neppure che siete come questo o come quello, o un tale o una tale. Sbarazzatevi semplicemente dell’errore. La Realtà si svelerà da se stessa. Le Scritture dicono che il Sé è nîtya-siddha, sempre presente, e tuttavia parlano del rigetto dell’ajnâna, l’ignoranza. Se il Sé è sempre (nîtya) presente (siddha), come può esistere ajnâna e per chi? Ecco delle affermazioni contradditorie. Ma esse sono destinate a servire da guida al ricercatore serio sulla via diritta. Questo ricercatore non comprende facilmente la Verità unica se gliela si espone in termini semplici e diretti, come “Io non ero, né te, né questi re degli uomini...” [Bhagavad-Gîtâ, II,12] Shrî Krishna aveva enunciato la Verità, ma Arjuna non poteva comprenderla. Più tardi Krishna gli spiega, in termini semplici, che la gente Lo confonde con il Suo corpo d’uomo, mentre in realtà Egli non era nato e non morirà. Nondimeno Arjuna ha bisogno che gli si faccia l’esposizione di tutta la Gîtâ per cogliere chiaramente la Verità.
Il Sé è molto semplicemente il fatto di essere e di non essere questo o quello. È soltanto il fatto d’essere. Siate, e la vostra ignoranza sparirà immediatamente. Cercate di sapere chi è ignorante. L’ego si mette a vivere quando voi uscite dal sonno. Quando dormite profondamente non dite che dormite e che presto vi sveglierete, o che avete dormito tante ore. E tuttavia ci siete. È soltanto al risveglio che dite di aver dormito. Il vostro stato di veglia ingloba dunque il vostro stato di sonno. realizzate la vostra pura Esistenza. Non confondetevi col vostro corpo. Il corpo è il risultato di una serie di pensieri. I vostri pensieri continueranno a svolgersi, ma voi non ne sarete più intaccati. Durante il sonno non prestavate affatto attenzione al vostro corpo; potete sempre restare in questo medesimo stato. [40]
D. Come controllare il mentale?
R. Che cosa chiamate “mentale”?
D. Quando mi dispongo per pensare a Dio i miei pensieri si portano su altri oggetti. Vorrei padroneggiare questi pensieri.
R. È scritto nella Bhagavad-Gîtâ che la natura del mentale è precisamente quella di errare. Bisogna dunque raccogliere i propri pensieri e rivolgerli verso Dio. Con una lunga pratica il mentale si regolarizza e diviene stabile. L’agitazione del mentale è estenuante perché è uno spreco di energia sotto forma di pensieri. Quando il mentale è concentrato su un solo punto, l’energia si conserva e il mentale si rafforza.
D. Si parla dell’energia del mentale. Cosa vuol dire?
R. È la facoltà di concentrarsi su un solo pensiero e di non lasciarsi distrarre.
D. Come arrivarci?
R. Praticando una disciplina. Un bhakta si concentra su Dio. Un jnânin sulla ricerca del Sé. La pratica è ugualmente difficile in entrambi i casi.
D. Anche se si riesce a portare il mentale a concentrarsi sulla ricerca del Sé esso riesce, al termine di una lunga battaglia, a distogliersi dall’obiettivo. Il cercatore ne prende coscienza solo dopo un certo tempo.
R. Sembra in effetti che sia così. All’inizio il mentale parte alla ricerca del Sè solo ad intervalli lunghi. Se la pratica è mantenuta fermamente gli intervalli si raccorciano e finalmente il mentale diviene stabile. È allora che si risveglia la Shakti assopita. Il mentale diventato sattvico è libero da ogni pensiero, mentre il mentale rajasico ne è pieno. Il mentale sattvico, a sua volta, si fonde nella corrente della vita.
D Si può impedire il mentale dall’entrare in una fase di formazione dei pensieri prima di aver fatto l’esperienza di questa corrente?
R. Sì. La corrente è preesistente. [79.86-87]

 Tratto da Quaderno Advaita & Vedanta N. 046 (Da scaricare nella sezione Downloads 

RAMANA MAHARSHI
RICORDI VOL. I
di Autori Vari
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